Nel panorama degli scacchi italiani del XX secolo, spesso dominato da figure provenienti dalle grandi città del Nord, spicca il nome di Vincenzo Nestler, nato ad Agrigento l’8 gennaio 1912. Maestro Internazionale, per due volte Campione Italiano Assoluto (nel 1943 a Firenze e nel 1954 a Trieste), Nestler è stato una figura emblematica per la sua longevità agonistica, il suo stile di gioco solido e posizionale, e per aver rappresentato per decenni un punto di riferimento per lo scacchismo del Sud Italia, spesso privo di strutture e supporto adeguati.
La sua storia scacchistica inizia nella sua città natale, Agrigento, in un ambiente certamente non paragonabile ai circoli delle metropoli. Nestler fu in gran parte un autodidatta, sviluppando la sua forza di gioco attraverso lo studio individuale e le poche occasioni di confronto locale.
Un aneddoto significativo dei suoi primi anni riguarda la sua tenacia nel procurarsi materiale di studio: si racconta che, in un’epoca senza internet e con libri di scacchi difficilmente reperibili in provincia, Nestler trascrivesse a mano intere partite e analisi da riviste specializzate che riusciva faticosamente a ottenere, dimostrando una passione e una dedizione fuori dal comune. Questa formazione “artigianale” contribuì forse a forgiare il suo stile pragmatico e la sua profonda comprensione dei principi strategici del gioco.
Il suo talento emerse a livello nazionale negli anni ’30, ma fu nel decennio successivo che raggiunse l’apice. La vittoria nel Campionato Italiano del 1943, ottenuto a Firenze in pieno periodo bellico, fu un’impresa notevole. Le condizioni erano difficilissime: viaggiare era pericoloso, le comunicazioni scarse, e l’atmosfera generale cupa. Un dettaglio poco noto di quel torneo è che Nestler dovette superare non solo avversari agguerriti sulla scacchiera, ma anche le enormi difficoltà logistiche per raggiungere la sede di gioco e garantirsi un alloggio. La sua vittoria in quelle circostanze assunse un valore particolare, simbolo di una normalità e di una passione che resistevano anche in mezzo alla tragedia della guerra.
Lo stile di Vincenzo Nestler
Vincenzo Nestler era noto per il suo stile di gioco solido, strategico e prevalentemente posizionale. Non era un giocatore incline a rischiose avventure tattiche, preferendo accumulare piccoli vantaggi, migliorare la struttura pedonale e manovrare pazientemente i pezzi fino a raggiungere posizioni dominate. Questa solidità lo rendeva un avversario ostico per chiunque. Un aneddoto che circola tra gli scacchisti riguarda la sua proverbiale calma e impassibilità alla scacchiera. Si dice che fosse quasi impossibile capire dalle sue espressioni facciali se si trovasse in vantaggio o in difficoltà, una caratteristica che spesso innervosiva i suoi avversari. Era un maestro nel gestire il tempo e la pressione psicologica della partita.
Partecipò a diverse Olimpiadi degli Scacchi con la nazionale italiana (Amsterdam 1954, Monaco 1958, Lipsia 1960, L’Avana 1966), contribuendo con prestazioni solide e affidabili. Rappresentare l’Italia in queste competizioni internazionali era per lui motivo di grande orgoglio, soprattutto provenendo da una regione, la Sicilia, allora considerata periferica nel mondo scacchistico nazionale. Un dettaglio interessante della sua esperienza olimpica è il confronto con i grandi maestri della scuola sovietica, allora dominatrice assoluta. Pur non ottenendo vittorie eclatanti contro i campioni del mondo, Nestler si dimostrò sempre un avversario rispettabile, capace di strappare patte prestigiose grazie alla sua preparazione e alla sua tenacia difensiva.
Oltre ai due titoli italiani assoluti, Vincenzo Nestler vinse numerosi tornei nazionali e rimase competitivo ai massimi livelli per decenni, un esempio di longevità scacchistica notevole. Continuò a giocare e a partecipare a tornei importanti fino agli anni ’70 e oltre.
Un aspetto meno conosciuto della sua carriera è il suo ruolo di “maestro” e punto di riferimento per le generazioni successive di scacchisti siciliani e del Sud Italia. Pur non essendo un didatta nel senso tradizionale del termine, la sua presenza, i suoi successi e la sua serietà professionale furono di grande ispirazione per molti giovani che si avvicinavano al gioco in contesti difficili. Si racconta che fosse sempre disponibile a commentare partite e a dare consigli ai giocatori meno esperti, con la sua tipica pacatezza e modestia.
Vincenzo Nestler non fu una superstar mediatica degli scacchi, ma un solido Maestro Internazionale, un lavoratore instancabile della scacchiera, profondamente rispettato nell’ambiente per la sua correttezza, la sua preparazione e la sua forza di gioco. La sua carriera dimostra come la passione e il talento possano emergere anche da contesti apparentemente sfavorevoli, come la Sicilia agrigentina degli anni ’20 e ’30. Morì a Roma nel 1988, lasciando un’eredità importante nello scacchismo italiano, quella di un maestro silenzioso che, con la forza della strategia e la tenacia della sua terra, seppe conquistare i vertici nazionali e farsi rispettare sulla scena internazionale.