Nonostante il divieto di avvicinarsi all’ex compagna, avrebbe continuato a cercarla. Per questo un giovane di 25 anni, residente a Licata, è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia locale in esecuzione di un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento.
Il provvedimento segna un passaggio netto: il divieto di avvicinamento disposto in precedenza non viene più ritenuto sufficiente a tutelare la donna e viene sostituito con la custodia cautelare in carcere. Dopo le formalità di rito in caserma, il venticinquenne è stato trasferito alla casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo”, in contrada Petrusa.
La vicenda nasce dalla fine della relazione sentimentale. La donna, dopo aver deciso di interrompere il rapporto, avrebbe respinto ogni tentativo di riavvicinamento. Secondo quanto ricostruito dai militari, però, il giovane non avrebbe accettato quella scelta e avrebbe continuato a cercarla, insistere, presentarsi, provare a riaprire il dialogo nonostante le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria.
Le condotte contestate al venticinquenne sarebbero state ripetute nel tempo e documentate dai carabinieri, che hanno raccolto gli elementi necessari per segnalare le violazioni all’autorità giudiziaria. È proprio su questa base che il gip ha disposto l’inasprimento della misura cautelare: dalle limitazioni agli spostamenti e ai contatti, si è passati alla detenzione in carcere.
Il caso viene letto dagli investigatori come l’ennesima conferma di un quadro ormai ricorrente: in molte situazioni, i provvedimenti di protezione emessi a tutela delle vittime – come il divieto di avvicinamento o di comunicazione – non bastano se l’ex partner continua a ignorarli. La scelta della custodia cautelare, in questi casi, ha una duplice funzione: fermare l’autore delle condotte contestate e impedire che la pressione sulla vittima prosegua.
Per la donna, che aveva già segnalato l’escalation ai carabinieri, l’arresto rappresenta un passaggio di protezione ulteriore. Per il venticinquenne, invece, si apre ora la fase giudiziaria piena: il quadro accusatorio verrà valutato nelle sedi competenti, ma la misura in carcere indica che il giudice ha ritenuto concreto sia il pericolo di reiterazione delle condotte sia il rischio di contatti ulteriori con l’ex compagna.
Il messaggio lanciato dagli investigatori è chiaro: la violazione di un ordine del giudice non è un dettaglio formale, ma un reato che può portare in cella. E può farlo in tempi rapidi.

