AGRIGENTO – Il quadro politico in vista delle elezioni di secondo livello per la presidenza del Libero Consorzio di Agrigento, fissate per il prossimo 27 aprile, appare decisamente frammentato e caratterizzato da alleanze inedite. A sfidarsi saranno due sindaci provenienti dall’area di centrodestra, Stefano Castellino (Palma di Montechiaro) e Giuseppe Pendolino (Aragona), ma le coalizioni che li sostengono rivelano una spaccatura profonda all’interno del CDX e un posizionamento anomalo delle forze di centrosinistra, che non sono riuscite ad esprimere un proprio candidato unitario.
Nonostante gli appelli all’unità delle scorse settimane, il centrodestra agrigentino si presenta all’appuntamento diviso in due tronconi distinti. Da un lato, Stefano Castellino ha raccolto l’appoggio di Fratelli d’Italia, della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro e della Lega, ricevendo anche il sostegno esterno di Udc e Noi Moderati. Dall’altro lato, Giuseppe Pendolino, sindaco di Aragona, può contare sul supporto del Movimento per l’Autonomia (Mpa) e di Forza Italia, ma la vera sorpresa è l’appoggio dichiarato da parte del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, forze tradizionalmente collocate nel campo avverso.
Questa “inedita alleanza”, come viene definita nel resoconto politico locale, vede dunque gli Autonomisti di Raffaele Lombardo e i forzisti alleati con i principali partiti del centrosinistra (o comunque ad esso più vicini), a sostegno di un candidato, Pendolino, che la stessa analisi definisce “sicuramente non di sinistra”. Una mossa dettata, evidentemente, da calcoli strategici e da equilibri politici locali piuttosto che da affinità ideologiche, e che rende la competizione un importante banco di prova per misurare i rapporti di forza interni al centrodestra.
Alleanze trasversali e veti incrociati ridisegnano la mappa politica in vista del voto del 27 aprile
Sul fronte del centrosinistra, la situazione appare altrettanto complessa. Secondo quanto riportato, ci sarebbe stato un tentativo di costruire una terza candidatura espressione diretta dell’area progressista. Tuttavia, di fronte a quella che veniva percepita come una “inevitabile sconfitta” data la matematica dei voti (determinati da sindaci e consiglieri comunali in carica), “non è stato trovato nessuno disposto a immolarsi”. Questa difficoltà ha portato PD e M5S alla scelta pragmatica di convergere sul nome di Pendolino, probabilmente valutandolo come l’opzione meno distante o più dialogante rispetto al profilo di Castellino, oppure semplicemente per cercare di avere un peso nell’elezione del nuovo presidente dell’ente intermedio.
L’elezione del presidente del Libero Consorzio, pur essendo di secondo livello e quindi non coinvolgendo direttamente i cittadini, riveste una notevole importanza politica ed amministrativa. L’ente gestisce competenze cruciali ereditate dalla vecchia Provincia, come parte della viabilità secondaria, l’edilizia scolastica superiore e la pianificazione territoriale. La scelta del presidente determina quindi gli equilibri di potere a livello provinciale e influenza le dinamiche politiche regionali.
La sfida del 27 aprile si preannuncia quindi incerta negli esiti e significativa nelle sue implicazioni. Misurerà la tenuta e la capacità di attrazione dei diversi partiti del centrodestra (FdI, Lega, DC da una parte; Mpa e FI dall’altra) e dirà quanto peserà l’inconsueto appoggio di PD e M5S a un candidato non organicamente di centrosinistra. Quel che è certo è che la mappa politica agrigentina, in vista di questo appuntamento, appare ridisegnata da alleanze trasversali e veti incrociati, con il risultato finale che potrebbe riservare ulteriori sorprese.