Tra le montagne silenziose e i boschi rigogliosi dei Monti Sicani, nel cuore della provincia di Agrigento, si cela un luogo di profonda spiritualità e bellezza naturale: l’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina. È qui, secondo una tradizione secolare, che la giovane nobile Rosalia Sinibaldi, futura patrona di Palermo, visse per dodici anni in ascesi e preghiera prima di trasferirsi sul Monte Pellegrino. E proprio a questo luogo sacro è legata la festa più importante e identitaria di Santo Stefano Quisquina, un evento che, ogni prima domenica di giugno, trasforma il paese e i sentieri del bosco in un palcoscenico di fede, folklore e partecipazione comunitaria.
La storia del legame tra Santa Rosalia e la Quisquina affonda le sue radici nel XVII secolo. Nel 1624, mentre Palermo era flagellata dalla peste, le ossa della Santa furono ritrovate sul Monte Pellegrino. Nello stesso periodo, secondo la tradizione, due muratori palermitani giunsero a Santo Stefano Quisquina guidati da un’apparizione della stessa Rosalia, che indicò loro il luogo dove aveva vissuto da eremita: una grotta nascosta tra le querce secolari del feudo della Quisquina.
All’interno della grotta fu trovata un’iscrizione in latino attribuita alla Santa: “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquinae Et Rosarum Domini Filia Amore D.ni Mei Iesu Christi In Hoc Antro Habitavi” (Io Rosalia Sinibaldi, figlia del Signore della Quisquina e delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo abitai in questa grotta). Questa scoperta diede origine a un culto intenso e alla costruzione, attorno alla grotta, di un suggestivo complesso eremitico, oggi meta di pellegrinaggi durante tutto l’anno.
Ma è la festa di giugno a rappresentare il culmine della devozione popolare. I festeggiamenti iniziano già nei giorni precedenti, ma il momento centrale è la domenica mattina, quando una folla di fedeli, molti dei quali a piedi, si reca in pellegrinaggio all’Eremo, distante alcuni chilometri dal paese. L’atmosfera è carica di attesa e devozione. All’interno del santuario, incastonato nella roccia e circondato da un bosco magnifico, si svolgono le funzioni religiose.
La Festa di Santa Rosalia a Santo Stefano di Quisquina
Il momento più atteso è l’uscita solenne del Busto Reliquiario argenteo di Santa Rosalia, un’opera d’arte pregevole contenente alcune reliquie della “Santuzza”. Un dettaglio toccante è vedere la statua portata a spalla dai devoti fuori dalla penombra del santuario, accolta dagli applausi e dalle preghiere della folla radunata nel piazzale antistante.
Inizia così la lunga processione di ritorno verso Santo Stefano Quisquina. Il Busto della Santa, scintillante sotto il sole di giugno, avanza lentamente lungo la strada che scende dalla montagna, seguito da un corteo immenso.
La processione è caratterizzata da elementi unici che fondono sacro e profano. Spicca la presenza di numerosi cavalli riccamente bardati e dei loro cavalieri in costume tradizionale, che aprono e accompagnano il corteo, un omaggio alla tradizione equestre locale e un elemento di grande spettacolarità. Si racconta che, in passato, la partecipazione dei cavalieri fosse ancora più massiccia e legata a promesse e voti fatti alla Santa. Lungo il percorso, non mancano momenti di preghiera collettiva, canti devozionali e le tradizionali “mmasciate” (ambasciate), messaggi augurali recitati in rima dialettale.
L’arrivo del Busto in paese è un momento di grande emozione. La statua viene accolta dallo sparo di mortaretti, dal suono festoso delle bande musicali e dalla folla che gremisce le vie principali. Il simulacro viene portato nella Chiesa Madre, dove rimarrà esposto alla venerazione dei fedeli per alcuni giorni. La festa continua con manifestazioni civili, spettacoli musicali, la fiera e i giochi pirotecnici serali, trasformando Santo Stefano Quisquina in un centro di grande animazione.
Ma la festa non si conclude qui. Il martedì successivo, si svolge il rito inverso: la processione “di ritorno” all’Eremo. Il Busto di Santa Rosalia lascia la Chiesa Madre e, accompagnato nuovamente dai fedeli, dai cavalieri e dalle bande, ripercorre la strada verso la montagna per tornare nella sua dimora silenziosa tra i boschi della Quisquina. Questo secondo pellegrinaggio, forse meno affollato ma non meno sentito, chiude il ciclo festivo, riconsegnando la Santuzza alla pace del suo eremo.
Un aneddoto popolare racconta di come, durante il tragitto di ritorno, la statua sembri diventare più “pesante”, quasi a simboleggiare la riluttanza della Santa a lasciare il suo popolo, un modo per esprimere il profondo legame affettivo tra la comunità e la sua protettrice celeste.
La Festa di Santa Rosalia alla Quisquina è molto più di un semplice evento religioso. È l’espressione più autentica dell’identità di Santo Stefano Quisquina, un momento in cui la comunità si ritrova unita attorno alla sua storia, alla sua fede e al suo territorio. È un pellegrinaggio che attraversa paesaggi di straordinaria bellezza, unendo la devozione intima della grotta eremitica alla partecipazione corale della festa popolare, in un connubio affascinante che si rinnova ogni anno, testimoniando la forza intramontabile delle tradizioni nel cuore della Sicilia montana.