Si chiude con una vittoria per i proprietari di un’attività artigianale la lunga e complessa vicenda giudiziaria contro il Comune di Palma di Montechiaro. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGARS) ha infatti accolto l’appello presentato dai titolari di un opificio per la lavorazione di marmi, annullando il provvedimento con cui l’amministrazione comunale aveva revocato, nel 2016, la concessione edilizia precedentemente rilasciata.
Una storia iniziata nel lontano 2012, quando due imprenditori, C.G.Z e R.M.V.D.M., ottennero dal Comune il permesso per ristrutturare un loro fabbricato in contrada Ficamara. L’unica, ma fondamentale, condizione posta era il rispetto assoluto dell’autorizzazione paesaggistica e del nulla osta emessi dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento.
I lavori vennero eseguiti e completati.
La svolta negativa arrivò quattro anni dopo. A seguito di un sopralluogo, i funzionari comunali riscontrarono presunte difformità rispetto ai vincoli paesaggistici. La reazione del Comune fu drastica: anziché ordinare la rimozione delle sole opere contestate, decise di agire in autotutela, cancellando con un colpo di spugna l’intera concessione edilizia. Una decisione che, di fatto, rendeva l’intero edificio abusivo.
Di fronte a questo atto, i proprietari avviarono una battaglia legale, rivolgendosi prima al TAR di Palermo. Il tribunale di primo grado, però, nel 2022 diede torto ai ricorrenti, confermando la legittimità dell’operato del Comune.
La tenacia degli imprenditori, assistiti dagli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, li ha spinti a non arrendersi e a presentare appello al CGARS. La strategia difensiva si è rivelata vincente, facendo leva su due principi cardine del diritto amministrativo: la ragionevolezza e la proporzionalità. I legali hanno sostenuto in aula come la scelta del Comune fosse stata sproporzionata e illogica. Annullare un intero titolo edilizio per specifiche difformità, sanabili con una demolizione parziale, è come usare un cannone per abbattere un ostacolo minore.
Inoltre, gli avvocati Rubino e Marino hanno evidenziato come il provvedimento di annullamento fosse arrivato a distanza di ben due anni dalla conclusione dei lavori e, in violazione della legge, senza esplicitare le “prevalenti ragioni di interesse pubblico” che potessero giustificare un’azione così tardiva e radicale.
Con una sentenza emessa il 9 giugno scorso, il CGARS ha pienamente condiviso le tesi difensive. I giudici amministrativi d’appello hanno riconosciuto la violazione dei principi di ragionevolezza e proporzionalità, riformando la sentenza del TAR e annullando definitivamente l’atto con cui il Comune di Palma di Montechiaro aveva revocato la concessione. Per i proprietari del laboratorio si chiude un incubo burocratico durato quasi un decennio.