È una scelta che pesa come un macigno, una decisione che non riguarda solo un’opera pubblica, ma l’anima stessa e la visione futura della città. Questa sera, il Consiglio comunale di Sciacca è chiamato a un voto che divide: approvare o rimandare la costruzione dei nuovi capannoni per il Carnevale. Da un lato, il sogno decennale dei maestri carristi e la passione di un’intera comunità. Dall’altro, un debito da 3,5 milioni di euro e una domanda spietata sulle vere priorità di un territorio che vuole crescere.
La proposta dell’amministrazione Termine, che ha fatto di quest’opera una sua bandiera, è chiara: inserire subito i capannoni nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche, finanziandoli con un mutuo ventennale. Per la “città scialusa”, che nel Carnevale ha la sua festa più sentita e identitaria, avere delle strutture degne di questo nome sembra un atto logico e naturale.
Ma è proprio su questo punto che la città si spacca. È davvero questa la priorità? È giusto, si chiedono in molti, contrarre un debito così oneroso, da ripagare peraltro con i proventi della tassa di soggiorno, per una festa che dura al massimo sei giorni, quando mancano opere e servizi strategici per il futuro turistico ed economico?
La passione per il Carnevale è viscerale, ma anche divisiva. Tanti lo amano, ma tanti altri restano indifferenti. E questo pone i consiglieri comunali di fronte a un bivio difficile: assecondare la volontà del “popolo del Carnevale”, un bacino elettorale importantissimo, o fare una scelta di programmazione forse più lungimirante ma meno popolare?
In vista di questo momento decisivo, le associazioni dei carristi saccensi sono scese in campo con un appello unitario e accorato. “Chiediamo che il progetto non venga rinviato. Da anni necessitiamo di strutture adeguate, da decenni siamo in attesa”, scrivono. “La realizzazione di queste strutture è diventata imprescindibile per poter dare un futuro alla festa. Non c’è più tempo da perdere, ora serve agire”.
Il loro è un grido di allarme che arriva da chi, con la sua arte, ha reso grande il nome di Sciacca. Una richiesta di scelte concrete per non rischiare di perdere, dopo trent’anni di attese, anche il Carnevale. La decisione di stasera, qualunque essa sia, ci dirà quale “visione di città” la classe politica saccense intende perseguire.


