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La sagra del Tataratà a Casteltermini, nel cuore arcigno dell’entroterra agrigentino, il tempo non si misura solo in stagioni, ma in rintocchi.
Agrigento Post > Blog > Cultura > Tradizioni > La Sagra del Tataratà a Casteltermini, una danza armata sacra
Tradizioni

La Sagra del Tataratà a Casteltermini, una danza armata sacra

Angela Vella
Last updated: Luglio 15, 2025 10:57 pm
Angela Vella
Published Marzo 31, 2025
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Un evento dove la fede più profonda si intreccia con spettacolari rievocazioni storiche, dove il suono cupo dei tamburi accompagna danze guerresche di origine araba e dove si venera quella che potrebbe essere la più antica croce lignea esistente al mondo. Casteltermini si prepara a vivere, nella quarta settimana di maggio, la sua festa più sentita e celebre: la Festa di Santa Croce, universalmente conosciuta come “Sagra del Tataratà”, una delle manifestazioni folkloristico-religiose più antiche e significative della Sicilia.

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Le radici di questa celebrazione affondano in un passato remoto, addirittura precedente alla fondazione ufficiale del paese nel 1629. La tradizione lega l’origine della festa al ritrovamento, in epoca imprecisata, di una grande Croce di legno massiccio, oggi custodita nell’omonima chiesetta eremo. Si ritiene che questa Croce, testimone silenziosa di secoli, possa essere stata utilizzata per il martirio di cristiani durante le persecuzioni dell’Imperatore Decio (metà III secolo d.C.). Analisi recenti al Carbonio 14, eseguite dall’Istituto Internazionale per le ricerche geotermiche di Pisa, hanno datato il legno a circa 1972 anni fa (con un margine di +/- 70 anni), conferendole un’aura di antichità quasi unica al mondo. La leggenda vuole che le popolazioni arabe residenti nei casali della zona, convertitesi al Cristianesimo, celebrarono il ritrovamento insieme agli indigeni, dando vita a riti che includevano danze caratteristiche al ritmo di tamburi – il cui suono onomatopeico “ta-ta-ra-tà” avrebbe dato il nome alla sagra.

Oggi, la Sagra del Tataratà conserva intatto questo fascino ancestrale, richiamando l’interesse di studiosi di folklore (come i celebri Pitrè, Di Giovanni e Toschi) e migliaia di visitatori dall’Italia e dall’estero. La manifestazione è strutturata attorno alla partecipazione attiva dei quattro “Ceti” storici del paese: la Maestranza (che rappresenta le antiche corporazioni artigiane e ufficiali), i Celibi, i Borgesi e i Pecorai. Ogni Ceto, con la propria banda musicale e i propri stendardi (“Palii”), anima le vie del paese in un tripudio di costumi seicenteschi, cavalcate solenni e devozione popolare.

Il culmine folkloristico è rappresentato dal gruppo del Tataratà. Questi figuranti, indossando sgargianti e “fantasmagorici” costumi di foggia araba, eseguono una danza guerresca unica nel suo genere, scandita dal ritmo potente e ipnotico di grossi tamburi. La loro esibizione, che chiude la processione domenicale, è un momento di pura energia e fascino arcaico, tanto da essere stata protagonista in numerosi festival internazionali e documentari, come quelli di Folco Quilici per la Rai.

Tra sacro e profano: la devozione dei Ceti e la danza guerresca del Tataratà animano la festa più attesa

Il programma della festa, che si svolge nell’arco di più giorni, è un crescendo di eventi. Il venerdì vede l’ingresso delle bande e le prime sfilate dei Ceti in costume, culminando con le caratteristiche aste pubbliche per aggiudicarsi i posti d’onore nella cavalcata. Il sabato è dedicato alle processioni: la Maestranza sfila a cavallo, preceduta dalla banda e dal gruppo del Tataratà, mentre gli altri Ceti seguono a piedi.

La domenica è il giorno più solenne e spettacolare. Dopo la Messa mattutina con la benedizione dei Palii, il pomeriggio si anima con la grandiosa Cavalcata: Celibi, Pecorai e Borgesi sfilano su cavalli riccamente bardati, spesso di razze pregiate, mentre la Maestranza procede a piedi. Chiude il corteo, come da tradizione, l’esibizione travolgente del Tataratà. La processione compie due giri del paese prima di avviarsi in pellegrinaggio verso l’eremo di Santa Croce, per ricollocare la venerata Croce lignea nella sua dimora abituale, rievocando il ritrovamento da parte dei contadini. La giornata si conclude a mezzanotte in Piazza Duomo, con la benedizione solenne impartita con una reliquia della Vera Croce. Il lunedì successivo, una messa di ringraziamento e il passaggio dei vessilli ai nuovi comitati organizzatori chiudono ufficialmente i festeggiamenti.

Consapevole dell’importanza e del potenziale attrattivo della Sagra, l’Assessorato Regionale al Turismo e Spettacolo ha manifestato l’intenzione di promuoverla ulteriormente, organizzando una serie di eventi collaterali (sportivi, culturali, musicali) per tutto il mese di maggio, al fine di estendere i benefici turistici ed economici per Casteltermini e il suo territorio. Un modo per valorizzare ancora di più una festa che è un autentico gioiello del patrimonio immateriale siciliano, capace di unire, in un rito collettivo potente e suggestivo, fede, storia e folklore.

Chi partecipa — come attore o spettatore — entra in un teatro vivente in cui non esiste distinzione tra reale e simbolico. La spada è vera. Il sudore è vero.

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