Quando si pensa ai volti iconici del cinema italo-americano, specialmente quelli legati alle grandi saghe sulla mafia dirette da maestri come Francis Ford Coppola e Martin Scorsese, è impossibile non ricordare le espressioni intense e i ruoli caratteristici di Frank Sivero. Nato Francesco LoGiudice a Siculiana, piccolo comune della costa agrigentina, il 6 gennaio 1952, Sivero emigrò giovanissimo con la famiglia a Brooklyn, New York, portando con sé le radici siciliane che avrebbero, in qualche modo, influenzato la sua carriera di attore caratterista a Hollywood.
La sua storia è quella di tanti emigranti italiani che cercarono fortuna negli Stati Uniti nel dopoguerra. Cresciuto in un ambiente dove la cultura italiana era forte e presente, Sivero sviluppò presto la passione per la recitazione. Il suo esordio cinematografico avvenne all’inizio degli anni ’70, ma la svolta arrivò nel 1974 quando Francis Ford Coppola lo scelse per un ruolo piccolo ma significativo ne Il Padrino – Parte II. Sivero interpretò Genco Abbandando da giovane, l’amico d’infanzia e futuro primo consigliere di Vito Corleone.
Sebbene la sua presenza nel film sia limitata a poche scene nel lungo flashback sulla giovinezza di Don Vito a Little Italy, la partecipazione a un capolavoro di tale portata gli aprì le porte del grande cinema. Un aneddoto interessante riguarda proprio la preparazione per questo ruolo: si dice che Sivero, per calarsi meglio nella parte, passò molto tempo a osservare gli anziani immigrati italiani nei quartieri di New York, cercando di catturarne i gesti, le posture e le espressioni.
La consacrazione Hoolywoodiana di Frank Sivero
Il ruolo che però lo consacrò definitivamente come volto riconoscibile del genere gangster movie fu quello di Frankie Carbone in Quei bravi ragazzi (Goodfellas) di Martin Scorsese (1990). Carbone è uno dei membri della banda di Paul Cicero (Paul Sorvino), coinvolto nella rapina alla Lufthansa e destinato a una fine tragica e grottesca (viene trovato congelato in un camion frigorifero).
La performance di Frank Sivero, pur in un ruolo secondario, è memorabile per l’intensità e la capacità di rendere la nervosa energia del personaggio. Un dettaglio curioso legato a questo film è una successiva causa legale intentata (e persa) da Sivero contro i produttori de I Simpson, sostenendo che il personaggio del mafioso Louie nella celebre serie animata fosse una caricatura basata sulla sua interpretazione di Frankie Carbone.
La carriera di Frank Sivero è costellata di partecipazioni a numerosi altri film e serie televisive, spesso in ruoli di italo-americano, gangster o caratterista dalla forte presenza scenica. Tra i suoi altri film si ricordano Il cantante di jazz (1980) con Neil Diamond e Prima o poi me lo sposo (1998) con Adam Sandler. Pur non raggiungendo lo status di protagonista assoluto, Sivero si è ritagliato uno spazio importante nel cinema americano, diventando un volto familiare per milioni di spettatori in tutto il mondo.
La sua origine siculianese, sebbene vissuta lontano dalla terra natale, rimane un tratto distintivo della sua biografia, un legame con quella Sicilia che ha fornito così tanto materiale narrativo al cinema che lo ha reso famoso. Un aspetto meno noto è il suo legame mantenuto con la comunità italo-americana e la sua partecipazione a eventi culturali legati alle radici italiane. Frank Sivero rappresenta l’esempio di come un emigrante dalla provincia di Agrigento sia riuscito, con tenacia e talento, a lasciare un segno nell’immaginario collettivo internazionale attraverso la magia del cinema.