Un nuovo, clamoroso sviluppo scuote il panorama politico e giudiziario siciliano. Roberto Di Mauro, figura di spicco del Movimento per le Autonomie (MPA) e fino a circa un mese fa assessore regionale all’Energia, è ufficialmente indagato dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Il suo nome è emerso nell’ambito di una complessa inchiesta che, appena sei giorni prima, aveva già portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tredici altre persone, sospettate di far parte di un articolato sistema di tangenti legato all’assegnazione di appalti pubblici.
Le accuse mosse nei confronti del deputato regionale sono di estrema gravità. Secondo quanto trapela, a Di Mauro viene contestato di aver assunto un ruolo apicale, promuovendo e dirigendo, in concorso con altri, un’associazione per delinquere. Le finalità di tale presunto sodalizio criminale sarebbero state la turbata libertà degli incanti – ovvero la manipolazione delle gare d’appalto pubbliche per favorire determinati soggetti – e la corruzione, intesa come scambio di favori illeciti e mazzette.
L’emersione del coinvolgimento di Di Mauro è avvenuta attraverso la notifica di un avviso di accertamenti tecnici non ripetibili. Si tratta di un atto procedurale significativo, che solitamente indica la necessità per gli inquirenti di eseguire analisi e rilievi su elementi di prova che potrebbero deteriorarsi o modificarsi nel tempo, segnalando una fase avanzata e mirata dell’attività investigativa nei suoi confronti.
Questa inchiesta agrigentina getta un’ombra inquietante su meccanismi di gestione della cosa pubblica, suggerendo l’esistenza di una rete ben organizzata finalizzata a pilotare l’aggiudicazione di importanti commesse in cambio di ritorni illeciti. L’indagine, coordinata con scrupolo dai magistrati della Procura di Agrigento, mira a smantellare questo presunto sistema e ad accertare le responsabilità individuali di tutti i soggetti coinvolti, a qualsiasi livello.
La notizia dell’indagine a carico di Roberto Di Mauro assume un particolare rilievo anche alla luce delle sue recenti dimissioni dalla carica di assessore regionale all’Energia, avvenute circa un mese fa. Sebbene al momento non vi siano collegamenti ufficiali dichiarati tra quella decisione e gli sviluppi giudiziari odierni, la coincidenza temporale alimenta interrogativi e attenzioni.
È fondamentale sottolineare che l’iscrizione nel registro degli indagati e le accuse formulate rappresentano una fase preliminare del procedimento penale. Ogni individuo coinvolto è da considerarsi presunto innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna definitiva. Tuttavia, la gravità delle ipotesi di reato e il coinvolgimento di figure con ruoli istituzionali di primo piano rendono questo caso un faro acceso sulla necessità di trasparenza e legalità nella gestione degli appalti pubblici, un settore nevralgico per l’economia e lo sviluppo del territorio. Le prossime settimane potrebbero portare ulteriori sviluppi, man mano che gli accertamenti tecnici e le indagini proseguiranno.