FAVARA — Oggi, alle 16, la Chiesa Madre accoglierà l’ultimo saluto a Marianna Bello, 38 anni, madre di tre figli. Era scomparsa il 1° ottobre durante l’alluvione che ha investito il territorio; il corpo è stato ritrovato ieri mattina da alcuni cacciatori nell’alveo del fiume Naro, dopo diciotto giorni di ricerche senza interruzioni. Favara si ferma: la città accompagna Marianna in un abbraccio che tiene insieme dolore, rabbia e il senso di impotenza lasciato da quanto accaduto.
La ricostruzione fin qui possibile dice che Marianna è stata travolta dall’acqua poco dopo aver abbandonato la Lancia Y con cui stava tentando di mettersi in salvo. Il corpo ha compiuto un tragitto lungo i torrenti fino a percorrere almeno dieci chilometri, fermandosi a poco più di un chilometro dalla costa di Cannatello. Non è chiaro se sia stata trascinata subito dalla piena oppure se i fenomeni di pioggia successivi abbiano spinto la salma più a valle: un punto che resterà ai rilievi e agli atti medico-legali.
Il dispositivo di ricerca è stato ampio e capillare. Vigili del fuoco, Protezione civile, unità cinofile, droni, elicotteri e motovedette hanno lavorato in coordinamento su un’area estesa, scandagliando canali, impluvi e tratti di mare antistanti la foce. Nelle prime giornate erano emersi soltanto alcuni oggetti personali, indizi fragili che non avevano permesso di restringere con certezza il perimetro. Il riconoscimento è avvenuto ieri grazie ai tatuaggi, uno dei quali sul polso.
Il ritrovamento chiude le ricerche ma non lenisce le ferite. Favara osserva il lutto con il passo lento dei giorni difficili: negozi che abbassano le saracinesche in anticipo, attività sospese nelle ore della cerimonia, volti noti e sconosciuti che si stringono alla famiglia. Resta l’immagine di una donna trascinata di notte, in una rete di corsi d’acqua diventati all’improvviso un unico fiume di fango.
Le settimane trascorse hanno lasciato sul terreno una mappa di fragilità: argini saturi, tratti di torrente erosi, detriti ammassati lungo le sponde. Sono segni che raccontano la forza dell’evento e spiegano, almeno in parte, perché i soccorsi abbiano dovuto misurarsi con una geografia mutata di ora in ora. In questo quadro, la costanza delle squadre impegnate — terra e mare — ha tenuto aperta una speranza che purtroppo non ha trovato un finale diverso.
Oggi non è il tempo delle spiegazioni definitive. La comunità accompagna Marianna Bello e i suoi tre figli con una presenza silenziosa, affidando alle autorità gli accertamenti di rito sulla dinamica e alle strutture competenti il compito di ripristinare i luoghi. La cronaca resta essenziale: un’auto fermata dalla piena, la fuga a piedi, l’acqua che trascina, diciotto giorni di ricerca, il ritrovamento nel Naro, la conferma dell’identità, i funerali alla Chiesa Madre.
Nel pomeriggio il corteo partirà da lì. Il passaggio per le vie del centro dirà più di qualunque commento: una città intera che si riconosce in un dolore comune e chiede, con la stessa semplicità con cui saluta Marianna, che la memoria di questi giorni non si consumi in fretta.

