Il cardiologo ucciso oggi a Favara è Gaetano Alaimo, molto noto nella cittadina. L’uomo è stato ucciso con colpi di arma da fuoco nella sala d’attesa del Poliambulatorio di via Bassanesi, davanti agli occhi dei pazienti in turno e dei segretari della struttura adibita anche a sede di riabilitazione cardiologica. Il medico avrebbe avuto una discussione con l’omicida, degenerata. La risposta degli inquirenti è stata immediata, fin dall’inizio erano a conoscenza dell’identità dell’assassino e sarebbero sulle sue tracce.
“Una tragedia ha colpito nel cuore la città di Favara a cui, nell’offrire cordoglio alla famiglia del cardiologo ucciso e alla popolazione tutta, abbiamo dato una risposta immediata raggiungendo il presunto autore dell’omicidio”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Vittorio Stingo, arrivato a Favara dopo l’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo. “In queste ore stiamo valutando, con l’autorità giudiziaria, la posizione di un soggetto che è stato trovato in possesso di un’arma clandestina – ha aggiunto il colonnello Vittorio Stingo -. Contiamo, in tempi brevi, di avere un completo quadro investigativo e restituire un po’ di serenità a tutti i favaresi”.
È ancora in corso l’interrogatorio del quarantasettenne di Favara, Adriano Vetro, che è ritenuto, da Procura di Agrigento e carabinieri, l’assassino del cardiologo sessantacinquenne Gaetano Alaimo. L’uomo avrebbe contestato al medico il mancato rilascio di un documento che era indispensabile per il rinnovo della sua patente di guida. Il quarantasettenne aveva detto allo specialista di essere disposto anche a subire un intervento chirurgico pur di avere il certificato.
Vetro, che lavora come bidello in una scuola ed è incensurato, ha raccontato di aver casualmente trovato, ieri, la pistola in campagna e di essere andato al Poliambulatorio, questo pomeriggio, per uccidere il cardiologo. All’interrogatorio sono presenti il procuratore facente funzioni Salvatore Vella, la sostituta Elenia Marino, il colonnello dei carabinieri Vittorio Stingo, e il tenente colonello Vincenzo Bulla.