Il condominio è l’ultima vera scuola civica d’Italia. Nessun altro luogo ti insegna — così bruscamente — la differenza tra vivere e convivere. Puoi avere studiato Kant, letto Calvino, praticato yoga: nulla ti preparerà al vicino col trapano alle sette del mattino o alla riunione condominiale delle 18 con temperatura percepita “infernale”.
Il problema non è solo il rumore. È la psicologia collettiva che si attiva appena si condividono muri, scale, bidoni e bollette. Il coperchio del contatore diventa contesa. Il posto auto una guerra. Il gruppo WhatsApp una tragedia greca a base di vocali interminabili e messaggi in maiuscolo.
Eppure, dentro questa giungla urbana, sopravvivere si può. Anzi, si deve. Ecco qualche principio di autodifesa civile, valido da Favara a Porto Empedocle, passando per ogni scala B d’Italia.
1. La legge del primo “buongiorno”
Chi saluta per primo, imposta il tono. Evitare il gelo da ascensore è il primo passo per non diventare “quello antipatico del terzo”. La gentilezza non costa nulla. Ma è una valuta fortissima.
2. Mai usare il gruppo WhatsApp dopo le 20 (e mai a freddo)
Non si risolve nulla con un messaggio a mezzanotte tipo: “Qualcuno ha lasciato il portone aperto DI NUOVO 👎”. Lamentarsi va bene, ma serve il tempo, il tono e il contesto giusto. Oppure la telefonata: antica, ma umana.
3. Non suonare il campanello per vendetta
Se il vicino ha fatto rumore, bussare subito è una pessima idea. Aspettare 24 ore, preparare un sorriso e cominciare con “Magari non se n’è accorto…”. La vendetta acustica (tv alta, cani svegliati apposta) è da adolescenti in crisi.
4. Ricordarsi che i bambini esistono
Corrono, gridano, piangono. Non sono vandalismi, sono infanzie. Se non si riesce a tollerarli, il problema è architettonico o esistenziale, non educativo.
5. La riunione di condominio si affronta come una guerra antica
Preparazione mentale, acqua, documenti in ordine, faccia neutra. Mai cedere all’impulso. Chi urla perde. Chi prende appunti comanda.
6. I panni stesi parlano di noi
Panni gocciolanti, biancheria ovunque, mollette volanti: la finestra è il nostro biglietto da visita urbano. Non serve rigore svizzero, ma almeno rispetto.
E infine, una regola aurea: prima di lamentarti, chiediti se hai mai ascoltato. Perché ogni condominio è un sistema fragile, pieno di solitudini, nervi tesi, vite complicate. Dietro quel cane che abbaia c’è forse un anziano solo. Dietro quella porta che sbatte, un turno di notte.
Convivere non significa amare tutti. Ma riconoscere l’altro come presenza reale. E questo, in fondo, è il primo passo per abitare davvero un luogo.


