Un sole implacabile, un asfalto rovente e una marea umana che si muove come un solo corpo. Anche quest’anno, Agrigento ha sfidato il caldo torrido per rinnovare il suo patto d’amore secolare con San Calogero. È bastato che il simulacro del Santo nero apparisse sulla soglia della chiesa, sollevato a spalla tra la fatica e l’emozione dei portatori, perché un unico, potente urlo si levasse dalla folla: “Evviva San Calò!”.
La processione di questa mattina è stata, ancora una volta, un’incredibile testimonianza di fede popolare. Un oceano di persone ha riempito le strade, unendo nel sudore e nelle lacrime generazioni diverse: anziani con gli occhi lucidi, bambini sollevati sulle spalle dei padri per intravedere il Santo, uomini e donne con le mani giunte in preghiera. Una devozione incandescente, che non conosce fatica e non teme il caldo, un legame profondo che si rinnova identico eppure sempre nuovo.
Ma questa processione è un rito complesso, intriso di simboli che affondano le radici nella storia. Il più caratteristico è senza dubbio il lancio dei “panuzzi”. Dai balconi e dalle finestre, lungo il percorso del fercolo, piovono migliaia di piccoli panini benedetti, lanciati dai devoti come “ex voto”, per una grazia ricevuta o per una preghiera di aiuto. Un gesto che rievoca la leggenda di San Calogero che, durante la peste, chiedeva l’elemosina del pane non per sé, ma per distribuirlo ai malati e ai bisognosi. È un atto di ringraziamento che si fa dono, un pane che nutre il corpo e lo spirito.
A rendere unica l’atmosfera è anche il suono. La fede di Agrigento ha un ritmo, quello potente e ipnotico dei “tammurinara”, i suonatori di tamburo che spesso accompagnano il passo cadenzato dei portatori. È un suono ancestrale, che mescola il sacro a un’energia quasi pagana, un battito cardiaco collettivo che fa vibrare l’aria. E poi c’è l’urlo, “Evviva San Calò!”, che non è un semplice grido di giubilo, ma un momento di liberazione catartica, un dialogo diretto e viscerale tra un popolo e il suo Santo protettore.
È un’amore viscerale quello che lega la città al suo Santo, un sentimento che si respira nell’aria, si vede nei volti segnati dalla commozione e si sente nel grido corale che accompagna ogni passo del pesante fercolo. Non è solo una processione, ma un atto di identità collettiva, un momento in cui una città intera si affida, chiede, ringrazia e si ritrova unita.
La giornata di festa è ancora lunga. Il caldo rovente del giorno lascerà il posto alla magia della sera. Alle 19:00, sul sagrato della chiesa dell’Addolorata, si terrà la Santa Messa, un momento di raccoglimento prima del secondo bagno di folla. Alle 21:30, infatti, inizierà la processione serale, ancora più suggestiva perché illuminata dalla luce dei “flambeaux”, le torce che accompagneranno il fercolo fino al Viale della Vittoria, con la partecipazione delle autorità. La giornata si chiuderà alle 23:00 con i tradizionali e attesissimi giochi pirotecnici, che dipingeranno di colore il cielo di Agrigento.